I romani
e lo sport - IV parte
Presso gli antichi greci l’esercizio dello sport ebbe senz’altro una connotazione di unità nazionale, tanto che i giochi atletici rappresentavano la forza di coesione principale, diversamente da Roma dove l’attività sportiva, pur occupando un posto importante nella vita sociale, non lo divenne mai, questo perché per i romani a fare da reale collante erano principi politici e giuridici, allo sport invece toccava, da un lato la formazione fisica e morale dei giovani e dall’altro quello dello spettacolo pubblico, le cui manifestazioni più irruente determinarono il fiorire del professionismo al quale si legarono aspetti agonistici non proprio positivi.
Rispetto quindi al mondo greco che vedeva nell’istruzione dei giovani il miglioramento delle qualità civiche nell’ottica dell’amor di patria, i romani pur continuando idealmente la tradizione nel corso dei secoli, abbandonarono l’elemento individuale preferendo la collettività e le esibizioni di massa, in definitiva diedero spazio alle forze sociali istruite con cura dallo stato per i propri interessi.
A Roma troviamo il primo esempio di una iuventus organizzata su nobili basi e con obiettivi prettamente educativi, vengono descritti i giovani esperti nei giochi equestri che erano alla base dell’educazione ginnico-militare: “…quadrigas, bigasque et equos desultorius agitaverunt nobilissimi iuvenes”.
Fu sotto Augusto però che lo Stato diventò l’indiscutibile fautore delle associazioni giovanili, l’imperatore infatti nominò (e furono i primi) Princeps Iuventutis, e cioè patrocinanti della gioventù, Caio e Lucio Cesare unendo in tal modo la famiglia imperiale e iuventus, fra lo stato e l’educazione della gioventù.
Da quel momento nel mondo romano prende pienamente corpo una istituzione importante la quale, riunendo i giovani in un saldo e perfetto organismo (in apparenza scolastico ma in realtà politico-militare) attraverso continue esercitazioni fisiche, sotto il vincolo di adeguati culti, con il richiamo di ricorrenti festeggiamenti e soprattutto sotto la protezione dello stato, infondeva negli iscritti la consapevolezza di appartenere ad una sorta di casta privilegiata che doveva fornire ufficiali all’esercito e magistrati allo Stato; a tal proposito Augusto impose anche riviste militari a cui volle che prendessero parte i giovani dell’ordine equestre e senatorio.
I documenti epigrafici dell’epoca ci aiutano a ricostruire un quadro abbastanza completo della diffusione delle associazioni giovanili, risultano esistenti in molte regioni della penisola italiana ed anche in molte province, dalla Gallia fino ad arrivare in Africa; il mondo ellenico aveva già proprie associazioni (Neoi ed Epheboi) prima del dominio romano, inizialmente Roma tollerò tali associazioni fino a porle in epoca imperiale sotto il proprio controllo, lasciando così intuire quanto questo fosse importante nella formazione delle associazioni giovanili.
Nelle epigrafi tali associazioni le possiamo trovare con i nomi di Collegia, Sodalicia, Convivia, Ordines e Corpora, hanno come presidente un Magister, più un Flameno un Sacerdos per l’amministrazione del culto, inoltre si trovano anche testimonianze di iuvenae e iovenae le quali ovviamente si riferiscono a gruppi femminili.
Ogni Collegium aveva una sua divinità particolare oltre quella comune, cioè la dea Iuventus o Iuventas, da Tertulliano chiamata “dea novorum togarum”, la dea cioè degli adolescenti che indossano per la prima volta la toga praetexta e che sotto l’impero diventò una divinità della famiglia imperiale, apparendo in numerose epigrafi come Iuventus Augusta.
Il principale aspetto dell’educazione dei giovani associati era quello, come già ripetuto, di carattere ginnico-militare, gli Iuvenes si dedicavano soprattutto all’esercizio dell’equitazione, all’uso delle armi ed anche a spettacoli scenici, non esclusi quelli gladiatori.
Le loro esibizioni si svolgevano prevalentemente nelle ricorrenze delle Iuvenalia o di altre feste particolari, da tener presente poi che l’equitazione faceva riferimento a quella praticata spesso su terreno accidentato, in questo “ludus campestris” i giovani come ci ricorda Cicerone vestivano con una tunica, anche Virgilio cita queste esercitazioni descrivendole in modo chiaro come duri esercizi effettuati dai giovanissimi associati e dagli adolescenti (primaevo flore).
L’attività degli iuvenes nelle pubbliche arene è ben documentato soprattutto a Pompei, a tal proposito è interessante ricordare l’episodio riportato da Tacito (Ann. XIV, 17) ed illustrato in maniera particolarmente realistica proprio da una pittura di Pompei.
Nell’anno 59 d.C. un certo Livineio Regulo, espulso da Roma e rifugiato politico a Pompei dove poteva vantare molti appoggi nell’ambiente della Iuventus, organizzò degli spettacoli anfi-teatrali con l’evidente scopo di accrescere la propria popolarità, a quelle manifestazioni parteciparono anche abitanti di paesi vicini tra i quali quelli di Nucera ed altri di un non meglio identificato Pagus Campanus; fu proprio tra questi due nuclei e quello di Pompei che scoppiarono, per ovvi motivi di spirito di parte, dei tumulti sanguinosissimi.
Fu così che i nucerini, lamentando alcune perdite, portarono il problema a Roma chiamando in causa il Senato, il quale emise una sentenza piuttosto dura proibendo per ben 10 anni tutti gli spettacoli nell’anfiteatro di Pompei e condannando all’esilio L. Regulo ed il suo seguito.
Comunque i disordini non dovevano essere rari se troviamo disposizioni legislative che minacciavano pene severissime contro i sodalicia e gli iuvenes colpevoli di indisciplina, Callistrato (Digesto XL VIII) riferisce che le pene più gravi erano l’interdizione dei giochi, lo scioglimento delle associazioni ed in casi eccezionali l’esilio e la pena capitale.
A differenza dei ludi scenici, circensi e gladiatori che erano pubblici, i ludi iuveniles erano riservati ad una precisa categoria di spettatori che erano ragazzi e ragazze delle famiglie nobili e talvolta anche l’imperatore stesso, come fece Nerone nelle Iuvenalia del 59 d.C. da lui stesso indette.
Le feste che erano in onore di Iuventas, la dea protettrice dei giovani, presentavano varie esibizioni, ma lo spettacolo più importante risultava essere il lusus Troiae; sull’argomento la prima testimonianza in ordine cronologico fa riferimento al lusus celebrato da Silla, al quale partecipò il giovane Catone incaricato proprio dal dittatore di condurre una delle turmae con cui erano divisi i fanciulli partecipanti.
In seguito abbiamo notizie di celebrazioni nel 46 a.C. (festeggiamenti per i trionfi di Cesare), nel 40 e nel 33 a.C. ad opera di Agrippa e poi con più frequenza sotto Augusto, per l’inaugurazione del tempio del divo Giulio, del teatro Marcello e del tempio di Marte Ultore, fino a quando le pressanti lamentele di Asinio Pollione per l’incidente occorso al nipote non l’obbligarono a sospenderle.
Successivamente il lusus Troiae fu celebrato due volte sotto Caligola e da Claudio nel 47 d.C. durante i ludi Saeculares, dove vi presero parte, fanciulli, Britannico e Nerone.
Svetonio menziona pueri minores e maiores i quali, insieme agli iuvenes, costituivano le Tres equitum turmae del lusus Troiae che abbracciavano i ragazzi dagli 11 ai 17 anni, è quindi probabile che i pueri minores rappresentassero il primo stadio della preparazione militare della gioventù, il secondo invece i pueri maiores, al quale si accedeva quasi alle soglie della adolescenza e per ultimi gli iuvenes, ai quali era riservato lo stadio finale della preparazione.
Il lusus Troiae era composto da una serie di evoluzioni collettive, sicuramente anche elaborate, una delle quali era rappresentata dal movimento serpeggiante delle masse, che disegnavano sul campo delle grandi e ripetute S, sappiamo da iscrizioni trovate sempre a Pompei quanto il pubblico fosse interessato a questo particolare esercizio chiamato lusus serpentis, gioco del serpente.
Probabilmente il lusus Troiae ed il lusus serpentis erano varianti di uno stesso esercizio di equitazione collettiva e l’unica rappresentazione del lusus Troiae fino ad oggi conosciuta è quella graffita su di un vaso, tra le numerose incisioni quella che ci interessa reca un’iscrizione la cui traduzione è Troia, entro lo schema di un labirinto a sette cerchi, dal quale sembrano uscire due cavalieri armati con scudo.
Dall’esame stilistico che epigrafico il vaso è databile al VII sec. a.C. (ultimo quarto) ed è la testimonianza delle antiche origini italiche di questo gioco il quale, messo in relazione col mito della venuta dei Troiani nel Lazio, fu con molta abilità utilizzato da Augusto come un’ ulteriore motivo per celebrare le origini della sua stirpe.
La cerimonia del lusus Troiae aveva un netto carattere religioso e sul Campidoglio avveniva la premiazione dei ragazzi che ne avevano preso parte, con l’assegnazione di lance d’argento.
Dopo Augusto che, costituì organicamente le associazioni, ponendole sotto il controllo dello stato, Nerone appoggiò con entusiasmo questi sodalizi anche se, con lui, persero quel carattere rigidamente militare che invece Augusto aveva impresso loro, viceversa Nerone abbracciò più il lato estetico e spettacolare, tra l’altro molto amato dallo stesso imperatore, con i Flavi invece si tornò ad una certa austerità; nel III sec. d.C. Gordiano diede un nuovo impulso alle associazioni facendo rinascere in molte città d’Italia l’antico entusiasmo per i ludi iuveniles, Costantino viene ancora rappresentato in alcuni medaglioni aurei come Princeps Iuventutis, mentre l’ultima menzione della Iuventus risale al V sec. d.C. e si trova in un carme di Sidonio Apollinare.
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